BUONA PASQUA HAPPY EASTER Joyeuses Pâques FROHE OSTERN PASG HAPUS FELIZ PASCUA GLAD PÅSK Καλό Πάσχα Happy CΑSCA Хрыстос уваскрэс God pеske God påske Vrolijk Pasen Wesołych Świąt FELIZ PĮSCOA Iyi Paskalyalar Христос воскрес Boldog Hъsvéti Ünnepeket Paşte fericit Христос воскрес Срећан Ускрс Љťastné Veľká noc Vesela Velika noč חג פסחא שמח عيد فصح سعيد Gëzuar Pashkët Честит Великден FELIЗ PASQUA Šťastné Velikonoce SRETAN USKRS Head ülestőusmispüha Maligayang Pasko ng Pagkabuhay Hyvää Pääsiäistä Selamat hari Paskah Priecīgas Lieldienas Linksmų Velykų Велигденските Selamat hari Paskah HAPPY Għid عید پاک مبارک Lк Phục Sinh vui vẻ Formazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA

FORMAZIONE il FIGLIO dell'UOMO

ONLUS - ASSOCIAZIONE CATTOLICA

E-mail: studiotecnicodalessandro@virgilio.it Siti Internet:

http://www.cristo-re.eu ; http://www.cristo-re.it;

http://www.maria-tv.eu ;http://www.web-italia.eu

http://www.engineering-online.eu;

http://www.mondoitalia.net ;

dal 28 Marzo al 4 Aprile 2010

9a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file clicca sopra

Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo

Aderite all"

ORDINE LAICO dei "CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO" per VIVERE il VANGELO, Diventate CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO vivendo la Vostra VITA in FAMIGLIA e sul LAVORO secondo VIA, VERITA' VITA

Ingegneria Impianti Industriali Elettrici Antinvendio

Per. Ind. G. Dalessandro

Il mio pensiero e la mia professionalità nei miei Siti Web

 

Bella Italia http://www.miglionico web.it Prof.. Labriola

 

 MILANO D'UOMO

Foto di MILANO

in sequenza clicca qui sopra

 TARANTO CASTELLO

Foto di TARANTO

clicca qui sopra

TA1 - TA2 - TA3

MIGLIONICO CROCIFISSO

XV SECOLO POLITTICO XV

Cima da Conegliano

clicca qui sopra

MG1.- MG2.- MG3.-

ROMA FONT. di TREVI

.1. .2. .3.

.4. .5. .6.

.7.

MATERA SASSI

Per vedere altre foto clicca qui sopra

MARTINA

S. MARTINO

.1. -.2. -.3. -.4. -.5. -.6. -.7. -.8.

Links: VATICANO LEV

Parrocchia Cristo Re Martina

http://www.parrocchie.it/ martinafranca/cristore.it

CHIESA CATTOLICA

Http://www.santiebeati.it

http://www.lachiesa.it

RADIO MARIA

http://www.cismitalia.org/ http://www.usmi.pcn.net http://www.ciisitalia.it

http://www.fratiminori lecce.org/node/342

Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-06-27 ad oggi 2010-06-28 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

41° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

 

 

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero (Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF ):

…..

 

 

 

 

Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-06-27 ad oggi 2010-06-28

AVVENIRE

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.avvenire.it

2010-06-27

26 Giugno 2010

POLITICA E GIUSTIZIA

Napolitano: "A Brancher non serve

il legittimo impedimento"

Durissimo atto d’accusa del Quirinale contro la decisione del neoministro Aldo Brancher di ricorrere al legittimo impedimento nel processo che lo vede imputato, insieme alla moglie, per riciclaggio nel caso Antonveneta-Bpi. A irritare il capo dello Stato, in particolare, le dichiarazioni del ministro, pubblicate sui quotidiani di ieri, che aveva motivato il ricorso allo "scudo" giuridico accampando motivi di organizzazione del suo nuovo dicastero.

La breve nota che Napolitano ha dettato al suo ufficio stampa non poteva essere più tagliente: "In rapporto a quanto si è letto su qualche quotidiano a proposito del ricorso dell’on Aldo Brancher alla facoltà prevista per i ministri dalla legge sul legittimo impedimento, si rileva che non c’è nessun nuovo ministero da organizzare in quanto l’on. Brancher è stato nominato semplicemente ministro senza portafoglio". Tradotta in altri termini, quelle di Brancher sono sono scuse. Si tratta di una sconfessione bella e buona. E, parecchie ore dopo, Brancher accusa il colpo e fa marcia indietro: "C’è stata una montatura assurda –spiega – ma non intendo sfuggire alla giustizia". E annuncia: "Chiederò l’anticipo dell’udienza a luglio".

Per capire la inaudita durezza del comunicato del Quirinale bisogna tornare indietro a qualche giorno fa, quando il premier Berlusconi ha annunciato al capo dello Stato l’intenzione di promuovere il sottosegretario del Pdl a ministro per l’Attuazione del federalismo. In quella sede il Cavaliere ha spiegato che la nomina di un suo fedelissimo rispondeva all’esigenza di non lasciare alla sola Lega la responsabilità politica della riforma federale dello Stato. E che Brancher, anche per i suoi ottimi rapporti con Umberto Bossi, era l’uomo giusto per stemperare certe posizioni radicali leghiste e per inserire il federalismo in una chiara cornice di unità nazionale.

Un discorso che ha trovato attento il capo dello Stato. Tanto che alla cerimonia di giuramento del nuovo ministro al Quirinale, il 18 giugno scorso, Napolitano, apponendo la sua firma sul decreto di nomina, ha fatto gli auguri e i complimenti al neo-promosso.

Quello che è successo subito dopo, però, non è andato secondo il programma annunciato. Bossi ha preso la nomina come un’invasione di campo e se ne è lamentato sia pubblicamente che, in privato, con Napolitano. Le deleghe di Brancher sono allora diventate elastiche e si sono sempre più sbiadite: lo stesso ministro ha dovuto affermare che non si sarebbe occupato di federalismo. Intanto, perplessità sulla necessità di aumentare il numero dei ministri in tempi di austerità sono state sollevate anche da parti significative della maggioranza. Infine, le opposizioni hanno lanciato il terribile sospetto: la promozione di Brancher serve solo a proteggerlo dal processo. E certo la mossa dei legali di Brancher che hanno subito chiesto di avvalersi del salvacondotto giudiziario previsto per ministri non è suonata come una smentita alle accuse di Pd, Idv e Udc.

Giovanni Grasso

 

 

 

26 Giugno 2010

POLITICA E GIUSTIZIA

Brancher, lo sfogo del Pm:

"Non c'è legittimo impedimento"

"Mi sento preso in giro". Non usa mezze parole il pm di Milano Eugenio Fusco per commentare la richiesta di legittimo impedimento presentata dai difensori di Aldo Brancher nell'ambito del processo milanese che lo vede imputato per appropriazione indebita e riciclaggio, insieme alla moglie, in uno degli stralci del caso Antonveneta. Dopo aver ricordato che "la realtà processuale di questo caso non è mai stata messa in discussione" il pm Eugenio Fusco ha ricordato al giudice e ai legali che "l'accordo era che questo processo si doveva fare a luglio e per questo sono state fissate udienze con sacrifici di tutti".

Poi è intervenuta la nomina di Brancher a ministro che ha subito vantato il legittimo impedimento in base alla legge approvata ad aprile.Ma, osserva ancora l'accusa "nel caso di Brancher ci sono lacune enormi anche nella certificazione prodotta da parte della Presidenza del Consiglio. Io so solo che Brancher è un ministro senza portafoglio ma non si sa con quali deleghe. Non sono state scritte. Si poteva avere almeno la bontà di precisarlo, e non a caso i suoi difensori hanno puntato sulla sua attività parlamentare e non su quella ministeriale e per questo questa udienza è stata fissata di sabato perchè il Parlamento è fermo. Brancher oggi doveva venire perchè non ha alcun legittimo impedimento". Per il magistrato il processo può essere fatto entro fine luglio.

Le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sono "una opinione autorevole ma che non può, nè deve avere peso processuale". Lo ha detto uno dei legali del ministro Brancher, Filippo Dinacci, il quale ha detto che "nessuno deve strumentalizzare in alcun modo la figura del presidente della Repubblica".

Il giudice del Tribunale di Milano, Anna Maria Gatto, deciderà il prossimo 5 luglio (data in cui è prevista la prossima udienza) sulla richiesta di legittimo impedimento presentata dal ministro Aldo Brancher nel processo che lo vede imputato per la vicenda del tentativo di scalata ad Antonveneta. Il pm Eugenio Fusco si è opposto alla concessione del legittimo impedimento.

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.corriere.it

2010-06-27

il giorno dopo la rinuncia al legittimo impedimento nel processo antonveneta

Brancher: "Sono sereno, vado avanti"

Le prime dichiarazioni del ministro al Decentramento: "Non mi aspettavo tanta cattiveria"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Brancher, il pm: "Mi prende in giro". E lui rinuncia: "In aula il 5 luglio"

il giorno dopo la rinuncia al legittimo impedimento nel processo antonveneta

Brancher: "Sono sereno, vado avanti"

Le prime dichiarazioni del ministro al Decentramento: "Non mi aspettavo tanta cattiveria"

MILANO - "Sono tranquillo e sereno, vado avanti". Sono le prime dichiarazioni alla stampa di Aldo Brancher, ministro al Decentramento, dopo la rinuncia al legittimo impedimento nel processo Antonveneta. "Non mi aspettavo tanta cattiveria a tutti i livelli - aggiunge Brancher - . Nella vita ne ho passate di tutti i colori, ma fino a questo punto...".

ORLANDO: DIMISSIONI - Nessun annuncio, da parte di Brancher, a eventuali dimissioni, come era stato chiesto per esempio da Andrea Orlando, responsabile giustizia del Partito democratico. "Al momento non sappiamo neppure di che cosa dovrebbe occuparsi Brancher, visto che nessuna delega gli è stata assegnata a dieci giorni dalla sua nomina - ha dichiarato Orlando-. È l'ulteriore prova che ci troviamo di fronte a una incredibile buffonata finalizzata a evitare i processi. Se nella maggioranza c'è ancora un po' di senso delle istituzioni si farebbe dimettere subito il ministro al legittimo impedimento e si cancellerebbe il suo inutile e inesistente ministero".

L'IDV - Sulla stessa linea l'Idv: "La vicenda di Brancher è grottesca e paradossale e tutt'altro che conclusa. Il vero scandalo, lo ribadiamo, è la sua nomina a ministro per sfuggire alle aule giudiziarie e la rinuncia di ieri al legittimo impedimento non cambia di una virgola la sostanza del problema. Qui c'è un intero Paese preso in giro", dichiarano i presidenti dei gruppi parlamentari di Idv di Camera e Senato, Massimo Donadi e Felice Belisario. "La sua nomina - rimarcano gli esponenti dipietristi - è un imbroglio dimostrato dal fatto che non ha uno straccio di delega o competenza. Il ministro Brancher deve andare a casa. Per questo, Italia dei Valori ribadisce l'invito a tutte le opposizioni e a tutti i parlamentari che hanno ancora a cuore le istituzioni e la dignità di questo Paese a sottoscrivere una mozione di sfiducia unitaria. Siamo disponibili ad incontrarli il più presto possibile".

BONDI - Prende invece le parti del ministro Sandro Bondi, coordinatore del Pdl. "Anche nel caso del ministro Brancher, che ha dimostrato senso di responsabilità e coscienza degli interessi nazionali, il Pd dimostra di non sapersi affrancare nei momenti decisivi da un furore propagandistico e accusatorio indistinguibile rispetto a quello di Di Pietro", ha detto Bondi. "In questo modo, però, il Pd non riuscirà mai a svincolarsi dall'abbraccio soffocante del partito di Di Pietro e delineare un'opposizione che sia politicamente e culturalmente diversa e probabilmente più incisiva", conclude.

GELMINI - "La rinuncia di Brancher ad avvalersi del legittimo impedimento e la decisione di presentarsi in udienza, dimostrano la correttezza di un ministro che, grazie al suo lavoro, darà forte impulso alle riforme, uno degli obiettivi primari di questo Governo. Lo dichiara il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini. "Le sue decisioni - aggiunge il ministro - mettono a tacere quel polverone, del tutto strumentale, sollevato dalla sinistra in questi giorni. Brancher è stato oggetto infatti di attacchi personali inaccettabili e per questo gli esprimo la mia profonda solidarietà".

Redazione online

27 giugno 2010

 

 

 

 

il magistrato dell'inchiesta bpi

Brancher, il pm: "Mi prende in giro"

E lui rinuncia: "In aula il 5 luglio"

I legali del ministro comunicano la rinuncia al legittimo impedimento. Berlusconi, dal G8, minimizza

*

NOTIZIE CORRELATE

*

L'Editoriale - Il valzer un po' stonato di Sergio Rizzo

*

Il cartellino rosso del Quirinale di Massimo Franco

*

Sul sito Pdl critiche a Berlusconi: "Errore farlo ministro"

*

Il Quirinale stoppa Brancher. E lui: "Chiederò anticipo udienza"

il magistrato dell'inchiesta bpi

Brancher, il pm: "Mi prende in giro"

E lui rinuncia: "In aula il 5 luglio"

I legali del ministro comunicano la rinuncia al legittimo impedimento. Berlusconi, dal G8, minimizza

Il neo ministro Aldo Brancher (Ansa)

Il neo ministro Aldo Brancher (Ansa)

MILANO - "Mi sento preso in giro da Brancher che oggi doveva essere in aula: non c'è nessun legittimo impedimento". Toni duri quelli usati, sabato mattina, dal pm Eugenio Fusco, che rappresenta l'accusa nel processo in cui il neo ministro Aldo Brancher è imputato per appropriazione indebita e ricettazione, nell'ambito di uno stralcio della inchiesta sulla scalata di Bpi ad Antonveneta. E in serata, dopo una giornata fitta di polemiche, è arrivata la rinuncia al legittimo impedimento da parte di Brancher. Lo fanno sapere i suoi avvocati Filippo Dinacci e Piermaria Corso, sottolineando che Brancher "ha deciso di acconsentire lo svolgimento dell'udienza del 5 luglio". Gli avvocati sottolineano di aver ricevuto mandato da Brancher, in precedenza, di far valere il legittimo impedimento "in quanto pensava fosse suo dovere, almeno nel primo periodo di mandato, di dare un impulso determinante a quelle riforme di cui il paese ha bisogno e che il governo chiedeva di velocizzare". Per questo, proseguono Dinacci e Corso, il ministro "si è messo a disposizione della magistratura a partire dal 7 ottobre prossimo, ritenendo che per quella data avrebbe potuto completare buona parte del programma di lavoro". Le polemiche hanno fatto però cambiare idea al ministro. "Nonostante le scelte operate costituissero un adeguato bilanciamento dei doveri del ministro Brancher verso il paese e verso la giustizia - spiegano gli avvocati - a fronte di reazioni certamente sopra le righe, Brancher ha deciso di rinunciare al legittimo impedimento ministeriale e ad acconsentire allo svolgimento dell'udienza del 5 luglio". Fermo restando, concludo Dinacci e Corso, "la necessità di rivedere il programma delle udienze con riferimento a quelle date che gli ordinari impedimenti parlamentari e di governo non consentano a Brancher la partecipazione al processo".

BERLUSCONI: "PICCOLE QUESTIONI" - Silvio Berlusconi considera il caso Brancher "una piccola questione". Lo ha detto lo stesso presidente del Consiglio nel corso di una conferenza stampa a margine del G8 in Canada, durante la quale aveva chiesto ai cronisti di trascurare le "piccole questioni interne". Ad una successiva domanda di un cronista che gli chiedeva se considerasse piccole questioni interne anche il caso Brancher, Berlusconi ha risposto: "Esattamente". "Come ha già detto il mio portavoce Paolo Bonaiuti - ha aggiunto infine a chi gli chiedeva un commento in particolare sulla nota del Colle - non ho nessun commento di nessun tipo".

Il pm Eugenio Fusco (Fotogramma)

Il pm Eugenio Fusco (Fotogramma)

L'OPPOSIZIONE DEL PM - Il pubblico ministero, nell'udienza di sabato mattina, ha parlato di "lacune" nella certificazione con cui la presidenza del Consiglio attesta il legittimo impedimento di Brancher. Il pm si è opposto alla concessione del rinvio per legittimo impedimento chiesto dal ministro Aldo Brancher in quanto, nella documentazione della presidenza del Consiglio, "non sono minimamente precisati" quali sono gli impegni ministeriali dello stesso Brancher. "So che è ministro senza portafoglio - ha argomentato il pm - ma non so con quali deleghe del presidente del Consiglio". "Se non conosco le deleghe di questo ministro - ha detto - come posso immaginare quali sono i suoi impegni istituzionali? Insomma non so che ministro è". Il pm Fusco ha anche sottolineato come il legale di Brancher, Filippo Dinacci, chiedendo il rinvio per legittimo impedimento, abbia fatto riferimento a numerosi provvedimenti legislativi, finalizzati alle riforme che vedono impegnato Brancher in prima persona. "Questi - però, ha detto il Pm - sono lavori parlamentari e, proprio per questo, si era deciso di fare udienze di sabato. Quando queste attività non si svolgono. Non ho detto nulla e non mi sono opposto a due precedenti richieste di legittimo impedimento - ha spiegato il rappresentante dell'accusa -, ma in questo caso il legittimo impedimento non c'è. E la verità è che il ministro Brancher doveva esserci". I legali del ministro, all'esordio dell'udienza, hanno illustrato la richiesta di legittimo impedimento con un rinvio al 7 ottobre, motivandolo, appunto, con la necessità da parte di Brancher di partecipare all'attività legislativa riguardante le riforme. "La diffusione parziale delle motivazioni del legittimo impedimento - ha aggiunto Dinacci - ha comportato un equivoco". L'avvocato si riferiva a quanto era stato riportato dagli organi di stampa sulla necessità dell'organizzazione del ministero. Pur evidenziando profili di incostituzionalità del provvedimento sul legittimo impedimento, il pm non ha chiesto la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale. Ha detto, però, che nel caso in cui il giudice dovesse decidere di farlo sarebbe inevitabile uno stralcio della posizione di Brancher rispetto a quello della moglie, Luana Maniezzo, coimputata del ministro.

CALDEROLI - "Io credo che il fatto di fare il ministro sia una cosa, sottoporsi agli adempimenti della giustizia di un'altra: ciascuno sceglie per quello che è la sua responsabilità, penale e personale, e quindi giudichi lui che cosa deve fare". Così il ministro della Semplificazione normativa, Roberto Calderoli, ha risposto a una domanda dei giornalisti sulle eventuali dimissioni di Brancher. Fermato al suo arrivo a un convegno delle donne della Lega Nord all'auditorium Gaber a Milano, Calderoli ha anche detto di non essersi pentito di aver accompagnato Brancher al giuramento al Quirinale: "Assolutamente no, non sono pentito - ha detto - perché un conto è il suo ruolo politico, che ha svolto fino ad oggi, e un conto sono altre vicende. Poi c'era anche il presidente della Repubblica, andate a chiederlo a lui...". I giornalisti hanno dunque chiesto al ministro leghista come abbia giudicato l'intervento del Colle di ieri sul caso Brancher. "Si figuri se un ministro può commentare quello che dice il presidente della Repubblica", ha tagliato corto Calderoli.

GASPARRI RINGRAZIA - Dopo aver appreso la rinuncia di Brancher ad avvalersi del legittimo impedimento, il presidente del gruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri ha dichiarato: "Voglio ringraziare Aldo Brancher per il senso di responsabilità dimostrato smontando con il suo gesto una strumentalizzazione politica. Sono certo che darà da ministro un prezioso contributo alle riforme di cui l'Italia ha bisogno".

DI PIETRO: PRESO CON LE MANI NELLA MARMELLATA - Di tenore completamente opposto il commento di Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori: "Brancher, preso con le mani nella marmellata, non poteva fare altrimenti. Prima ha imprecato contro il Presidente della Repubblica e poi, messo con le spalle al muro dalle opposizioni, ha fatto marcia indietro. Sicuramente da buon Arsenio Lupin della politica aspetta solo la prossima occasione. Rimane una nomina ignobile non degna di un Paese civile".

Redazione online

26 giugno 2010(ultima modifica: 27 giugno 2010)

 

 

 

 

 

 

la linea del Presidente era chiara: dai giudici o si dimetta

Il ruolo del Quirinale

e il giallo delle deleghe

Il retroscena: le telefonate di Napolitano con Letta e Berlusconi prima della nomina di Brancher

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Brancher, il pm: "Mi prende in giro". E lui rinuncia: "In aula il 5 luglio"

la linea del Presidente era chiara: dai giudici o si dimetta

Il ruolo del Quirinale

e il giallo delle deleghe

Il retroscena: le telefonate di Napolitano con Letta e Berlusconi prima della nomina di Brancher

(f. de b.) La linea del Quirinale ieri mattina era chiara. E l’ultimatum netto. O Aldo Brancher si presenta, senza ulteriori indugi al giudice di Milano, oppure si dimette. E ieri sera il neoministro ha scelto di rinunciare ad avvalersi dello scudo ministeriale con una mossa goffa, ma obbligata dopo quella, impropria e avventata di giovedì, quando i suoi avvocati si erano affrettati ad avanzare la richiesta di legittimo impedimento al tribunale del capoluogo lombardo dove si celebra il processo che lo vede accusato di appropriazione indebita e ricettazione. La prossima udienza è fissata già per il 5 luglio. Per la presidenza della Repubblica, che venerdì sera aveva contrastato, con una nota, definita irrituale da Palazzo Chigi, il ricorso al legittimo impedimento (legge 51 del 7 aprile scorso), il ministro è senza portafoglio. Dunque, non vi è alcun dicastero da organizzare.

Brancher non poteva dire di essere pieno di cose da fare quando non si sa esattamente che cosa debba fare. Ed è questa la nuova fonte di irritazione di Napolitano che la ritirata di Brancher non placa. Ieri mattina, Napolitano non ha trovato traccia, sulla Gazzetta Ufficiale, del provvedimento della presidenza del Consiglio sull’attribuzione delle deleghe. Nonostante la rinuncia al legittimo impedimento, il mistero sul ministro "che non si sa che fa" continua. E la tensione fra Quirinale e palazzo Chigi rimane alta. Il presidente sta trascorrendo il primo fine settimana d’estate nella tenuta di Castelporziano. L’umore non è dei migliori. Nelle sue conversazioni private, oscilla nel definire la vicenda Brancher: una pagliacciata o un gioco delle tre carte. L’espressione partenopea è ancora più colorita. Napolitano ha particolarmente apprezzato il commento di Michele Ainis apparso sulla Stampa di ieri, specialmente là dove il costituzionalista spiega che il legittimo impedimento non è mai assoluto e l’attività ministeriale è disciplinata da una norma, non dai desideri dell’interessato. Per cui si può immaginare come sia stata accolta dal Capo dello Stato la reazione di Brancher alla nota del Quirinale di venerdì sera ("Si basa su presupposti sbagliati"). Malissimo. Per non dire di più.

La storia della nomina repentina di Brancher vale la pena di essere raccontata così com’è stata vissuta nelle stanze della presidenza della Repubblica. Due settimane fa, Napolitano riceve una telefonata del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta che è ormai il suo interlocutore naturale, e molto apprezzato. Letta gli annuncia l’intenzione del governo di nominare un nuovo ministro. Allo Sviluppo economico, dicastero senza titolare (l’interim è del premier) ormai da tre mesi dopo le dimissioni di Scajola? No, al federalismo. Il presidente rimane sorpreso e chiama, nelle ore successive, Berlusconi. La telefonata non è cordiale, non è la prima volta. Il presidente del Consiglio spiega che la scelta è tutta di natura politica, la Lega preme per riavere il ministero dell’Agricoltura, lasciato libero da Zaia, e chiede lo spostamento di Galan allo Sviluppo economico. Il premier parla delle difficoltà nei rapporti con l’alleato padano e sostiene, indubbiamente con buone ragioni politiche, che il Pdl non può lasciare nel Nord le questioni agricole al monopolio leghista; gli uomini di Bossi poi controllano tutti gli assessorati regionali. Convincente, però... Scusi, presidente, ma Brancher non è del Pdl? Risposta di Berlusconi: sì, però è l’uomo di collegamento con la Lega, molto vicino a Tremonti e Calderoli. D’accordo, ma le deleghe quali sono? Non si preoccupi, gliele mando subito.

Al Quirinale arriva un testo che il presidente della Repubblica, nell’esaminarlo con i suoi collaboratori, definisce né più né meno un pastrocchio. Nonostante tutte le riserve, il nuovo ministro per l’Attuazione del federalismo fiscale giura l’indomani, siamo a venerdì 18 giugno, nelle mani del capo dello Stato che nota un’altra curiosa anomalia: la presenza alla cerimonia degli stessi Tremonti e Calderoli. Napolitano non esita a definirli, scherzando ma non troppo, "i padrini dello sposo". Chiede a entrambi del testo "pastrocchio" e ne ricava quasi l’impressione che nessuno dei due l’abbia letto. Si informa sui costi. Tremonti parla di ministro " low cost ". Battuta efficace. Tutto finito? Per nulla. I malumori, anche all’interno dello stesso governo e della maggioranza, dai finiani agli stessi esponenti della Lega, crescono con il passare delle ore finché, dal prato umido di Pontida, la domenica successiva, Bossi se ne esce con una dichiarazione ormai famosa. L’unico ministro del federalismo è lui. Macché Brancher!

E il Quirinale assiste, fra lo sconcerto e l’irritazione, al cambiamento in corsa delle attribuzioni del nuovo ministro senza portafoglio, ma più ricco di deleghe presunte che vi sia mai stato: dall’attuazione del federalismo fiscale e istituzionale al decentramento e la sussidiarietà. E non si sa ancora, perché il provvedimento del presidente del Consiglio dei ministri sulle deleghe ministeriali, che non richiede controfirma del Capo dello Stato, non è ancora apparso sulla Gazzetta Ufficiale. Giovedì mattina, Brancher annuncia che si avvarrà della legge sul legittimo impedimento, come ormai tutti avevano capito. Sentendosi un po’ preso in giro (come dirà anche il pm di Milano), Napolitano alza il telefono e chiama Letta. La telefonata, con quest’ultimo sulla difensiva, non è delle più piacevoli. Poi il presidente prende carta e penna e scrive la sua nota contraria all’uso da parte di Brancher della legge sul legittimo impedimento. Ieri la rinuncia, ma il caso del ministro low cost (come dice Tremonti o law, nel senso di legge, cost) è tutt’altro che chiuso. Che spettacolo amaro...

(f. de b.)

27 giugno 2010

 

 

REPUBBLICA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.repubblica.it/

2010-06-27

LEGITTIMO IMPEDIMENTO

Brancher: "Contro di me odio e cattiverie"

Idv e Pd insistono per le dimissioni

Il ministro al Decentramento si dice "tranquillo e pronto ad andare avanti". Orlando: "Bisognerebbe cancellare il suo inutile e inesistente ministero". Bocchino: "Una brutta figura che si sarebbe potuta evitare"

Brancher: "Contro di me odio e cattiverie" Idv e Pd insistono per le dimissioni Il ministro Aldo Brancher

ROMA - Dopo aver annunciato che affronterà il processo e l'udienza del 5 luglio, e quindi dopo aver rinunciato 1 ad avvalersi del legittimo impedimento, Aldo Brancher si è detto "tranquillo". E pronto "ad andare avanti". "'Le dimissioni non sono assolutamente in programma. Non ho nulla da rimproverarmi, ho tanto lavoro da fare e vado avanti", ha detto il ministro aggiungendo però di essere rimasto "stupito" da tanta "cattiveria e dall'odio, a tutti i livelli" nei suoi confronti. "Quando accetto un impegno so perfettamente cosa vado a fare - ha concluso - chi non conosce il mio lavoro si informi, prima di parlare".

L'opposizione considera la vicenda niente affatto risolta. E chiede le sue dimissioni. "La vicenda è grottesca e paradossale e tutt'altro che conclusa. Il vero scandalo, lo ribadiamo, è la sua nomina a ministro per sfuggire alle aule giudiziarie e la rinuncia al legittimo impedimento non cambia di una virgola la sostanza del problema", hanno detto i presidenti dei gruppi parlamentari di Italia dei valori di Camera e Senato, Massimo Donadi e Felice Belisario.

Che aggiungono: "Qui c'è un intero Paese preso in giro. La sua nomina è un imbroglio dimostrato dal fatto che non ha uno straccio di delega o competenza. Il ministro Brancher deve andare a casa. Per questo, Italia dei valori ribadisce l'invito a tutte le opposizioni

e a tutti i parlamentari che hanno ancora a cuore le istituzioni e la dignità di questo Paese a sottoscrivere una mozione di sfiducia unitaria. Siamo disponibili a incontrarli il più presto possibile".

Dello stesso avviso Andrea Orlando, responsabile giustizia del Partito democratico: "Al momento non sappiamo neppure di che cosa dovrebbe occuparsi Brancher, visto che nessuna delega gli è stata assegnata a dieci giorni dalla sua nomina. Siamo di fronte a una incredibile buffonata - insiste - finalizzata a evitare i processi. Se nella maggioranza c'è ancora un po' di senso delle istituzioni si farebbe dimettere subito il ministro al legittimo impedimento e si cancellerebbe il suo inutile e inesistente ministero".

Di "autogol" e "figuraccia" parla anche il finiano Italo Bocchino, vicepresidente del gruppo Pdl alla Camera, per il quale "se la nomina di Brancher fosse stata discussa dall'Ufficio di presidenza del Pdl avremmo evitato una brutta figura a Pdl, maggioranza, governo e Berlusconi 2". "La decisione di Brancher di accogliere il nostro invito di rinunciare al legittimo impedimento è saggia e utile - aggiunge Bocchino - per evitare altri autogol come questo, d'ora in poi sarebbe opportuno discutere di più negli organi di partito, dove si chiede la conta soltanto per mettere in minoranza Fini, che poi sulla legalità è in linea con la maggioranza dei nostri elettori".

(27 giugno 2010)

 

 

 

CASO BRANCHER

A sera il ministro getta la spugna

"Troppi attacchi dai miei alleati"

Un giorno nel bunker di Largo Chigi. Ai suoi collaboratori diceva: "Sarà Berlusconi a decidere il mio futuro". A sera ha deciso: rinuncia al legittimo impedimento

di ALBERTO D'ARGENIO

A sera il ministro getta la spugna "Troppi attacchi dai miei alleati" Il giuramento di Brancher come ministro

ROMA - Ci ha pensato tutta la giornata. Ai suoi collaboratori diceva: "Sono nelle mani di Berlusconi, sarà lui a decidere il mio futuro". Alla fine, quando l'onda delle polemiche sembrava travolgerlo, ha deciso. Aldo Brancher rinuncia allo scudo ministeriale nel processo Antonveneta. "Così mi sento più tranquillo", confidava in serata, "a questo punto credo di avere tolto ogni retropensiero a chi ha montato questa speculazione ignobile".

Il neo ministro ha deciso al termine di una giornata per lui drammatica, nella quale la sua figura si è trasformata nel possibile punto di rottura della maggioranza e ha messo in crisi la stessa tenuta del governo. Al punto che le pressioni che dal Canada gli ha fatto recapitare il premier Berlusconi, le condanne dei finiani, il gelo della Lega, le richieste di dimissioni dell'opposizione e le critiche dei pm milanesi lo hanno portato al clamoroso passo indietro: tra due lunedì, il cinque luglio, sarà in aula per rispondere alle accuse dei pm.

Ieri Brancher ha passato gran parte della giornata a Roma, al lavoro con i suoi collaboratori negli uffici di Largo Chigi dalle otto del mattino alle cinque del pomeriggio. Proprio mentre al tribunale di Milano si discuteva del legittimo impedimento invocato giovedì scorso, a soli sette giorni dalla promozione a ministro. Scosso dalla bufera ha cercato di concentrarsi sui prossimi impegni - relazione sul federalismo in testa - e si è cucito addosso quelle deleghe ministeriali che il pm milanese Eugenio Fusco in udienza ha detto di non conoscere. "Le deleghe il pm non ce le ha chieste - ribattevano i suoi collaboratori - comunque sono quelle approvate dal consiglio dei ministri il 18 giugno e proprio oggi le stiamo limando con il ministro Fitto perché ci potrebbero essere alcune sovrapposizioni di competenze sulla sussidiarietà. Tutto risolto e a giorni saranno pubblicate dalla Gazzetta ufficiale".

Ma i problemi, quelli veri, erano altri: la spada di Damocle delle dimissioni che, comunque, non si poserà fino a quando Brancher non avrà parlato con il premier Silvio Berlusconi, a Toronto per il G8. Dimissioni? Rinuncia al legittimo impedimento? Alle sette del pomeriggio Brancher rispondeva ancora così: "Ci sto pensando". Rinviando mesto alla fatidica telefonata con il Cavaliere. Appena atterrato a Milano, poco prima di cena, (oggi lo attende una manifestazione sul Lago di Garda) Brancher si sentiva "confortato" dalle smentite di Bonaiuti delle ricostruzioni giornalistiche che davano Berlusconi orientato per le dimissioni. Così come era contento delle dichiarazioni del premier, che da Toronto definiva il suo caso "una piccola questione". Ma quella telefonata dal premier, al contrario delle mille pressioni, non era ancora arrivata. Così stretto tra le bordate dell'opposizione - pronta a chiederne l'impeachment - e l'irritazione di finiani e leghisti - orientati ad abbandonarlo in Parlamento - le dichiarazioni canadesi non sono riuscite a rasserenarlo completamente.

È stato a questo punto che - "con una scelta del tutto autonoma", assicura - ha optato per la più plateale delle mosse. "Il ministro Aldo Brancher rinuncia al legittimo impedimento, ha deciso di acconsentire lo svolgimento dell'udienza del cinque luglio", hanno annunciato gli avvocati Filippo Dinacci e Piermaria Corso. Che hanno aggiunto: "La scelta di far valere il legittimo impedimento era stata presa perché pensava fosse suo dovere, almeno nel primo periodo di mandato, dare un impulso determinante a quelle riforme di cui il paese ha bisogno e che il governo gli chiedeva di velocizzare. Per questo si era messo a disposizione della magistratura a partire dal sette ottobre prossimo, ritenendo che per quella data avrebbe potuto completare buona parte del programma di lavoro". Ma poi le polemiche, le richieste di dimissioni, l'atteggiamento freddino di molti alleati di governo (fatti definiti dagli avvocati "reazioni sopra le righe"), quella telefonata dal Canada che non arrivava, hanno convinto il ministro a cambiare idea: ferma restando, concludo Dinacci e Corso, "la necessità di rivedere il programma delle udienze in relazione agli ordinari impedimenti parlamentari e di governo che non consentano la partecipazione di Brancher". Un chiaro tentativo di abbassare la tensione provocata da "un caso vergognoso montato ad arte contro di me, che non voglio sfuggire a niente". E, ovviamente, affrontare con maggior serenità i prossimi giorni e le polemiche destinate a dominare ancora i media. Forte di un gesto che, spera Brancher, dovrebbe evitargli le dimissioni.

(27 giugno 2010)

 

 

 

 

Dal Canada l'ordine di Berlusconi

"Brancher si deve sacrificare"

Pdl nel caos. I big: questo pasticcio ci costerà molto caro Il premier ora teme contraccolpi sulle intercettazioni e anche sull'iter del lodo Alfano

dal nostro inviato FRANCESCO BEI

Dal Canada l'ordine di Berlusconi "Brancher si deve sacrificare" Berlusconi al G8

HUNTSVILLE - Arriva in sala stampa con l'umore sotto i tacchi, stanco e teso. I boschi di Muskoka, le marmotte davanti al cottage, nulla lo può distogliere dall'incendio che da due giorni divampa in Italia sul caso Brancher. Silvio Berlusconi si aspetta la domanda sullo scontro con il Quirinale e l'accoglie con gelido distacco: "Ripeto quanto detto ieri dal mio portavoce Paolo Bonaiuti: nessun commento di nessun tipo". Del resto, il premier aveva con puntiglio chiesto ai giornalisti "attenersi ai temi del vertice, trascurando le nostre piccole questioni nazionali". Anche la vicenda Brancher una piccola questione? "Esattamente", taglia corto il Cavaliere. Il problema sollevato da Napolitano, sembra intendere, non merita che il silenzio. Così, quando il cronista di questo giornale gli chiede un commento sulla dura nota del Quirinale sul neoministro Brancher, a Berlusconi scappa la pazienza: "Io potrei rispondere in maniera fantasiosa, come fantasiosi sono di solito gli articoli di Repubblica che mi riguardano: completamente infondati".

Ecco, il presidente del Consiglio prova ad aprire un ombrello per ripararsi dall'uragano di Roma. Raccontano che per davvero Berlusconi abbia provato ad isolarsi completamente dall'Italia. Provano a chiamarlo il capogruppo Fabrizio Cicchitto, ci prova Sandro Bondi, Ignazio La Russa, Denis Verdini, ministri vari. Ma il premier risponde solo a Gianni Letta. Per la prima volta non sa cosa fare. "Brancher non può dimettersi - ragiona - perché daremmo ragione a quelli che ci attaccano. Né può avvalersi del legittimo impedimento, altrimenti sembrerebbe che vogliamo fare la guerra a Napolitano". L'unica soluzione è quasi obbligata: rinunciare allo "scudo" offerto dalla legge.

Questo il "consiglio" che il premier invia al neoministro, sapendo di chiedergli molto. Il rischio tuttavia è che, insieme con Brancher, crolli il castello che Berlusconi sta mettendo in piedi per ripararsi dai magistrati: dal lodo Alfano al provvedimento sulle intercettazioni. Come confida amareggiato un capogruppo del Pdl, "con questa storia (e cioè il pasticcio-Brancher-ndr) stiamo sputtanando quindici anni di battaglie garantiste".

Ma c'è di più. Perché il premier non si preoccupa solo per l'attacco delle opposizioni, la mozione di sfiducia contro Brancher, il rapporto sfregiato con il Quirinale. Il fatto è che si sente "tradito" dai suoi stessi alleati. Umberto Bossi, dicono i suoi, "l'ha lasciato con il cerino in mano". È tutto il partito a ribollire e Berlusconi lo sa. Lo sfogo di un ministro del Pdl riassume l'umore da fine impero che si respira in queste ore: "Berlusconi e Bossi sono stati ingannati sul caso Brancher. Da chi? Si sono mossi Calderoli e Brancher, sotto la regia del loro Lord Protettore".

L'identità di questo "Lord Protettore" non è un mistero, visti gli stretti rapporti di Calderoli e Brancher con Giulio Tremonti. In questo clima di sospetti anche il premier, per la prima volta, viene messo sotto accusa: si sarebbe lasciato "abbindolare" dalla cosiddetta "triade" (appunto Tremonti-Calderoli-Brancher). Gli rimproverano di non aver informato nessuno di cosa si stava preparando, lasciandosi andare a una gestione "frettolosa e disastrosa" delle deleghe del neo-ministro. Sullo sfondo si anima la guerra delle correnti, con gli ex forzisti che si oppongono alla richiesta di aprire davvero il tesseramento per il timore di essere cannibalizzati dagli ex An. Una guerra di tutti contro tutti, da cui il premier vorrebbe tenersi il più lontano possibile. Ma l'incendio impone di tornare a Roma e, per questo, pare destinata a saltare la tre giorni ad Antigua che il Cavaliere si era riservato alla fine del tour americano. Non lo rincuora nemmeno il calcio. "Nessuno parlato della nostra eliminazione - dice - anche perché eravamo in due a soffrire: io e Sarkozy".

(27 giugno 2010)

 

 

 

Il boomerang finale

dell'Aldo longobardo

di EUGENIO SCALFARI

Nella società tribale dei longobardi, tra il servo e l'uomo libero esisteva una categoria intermedia: quella degli "aldi". L'"aldo" era in qualche modo simile al liberto romano, ma con una notevole differenza: il liberto era uno schiavo liberato; in quanto tale aveva l'obbligo non solo morale ma addirittura giuridico di restar fedele alla "gens" cui apparteneva il suo liberatore. L'"aldo" invece non era stato beneficiario d'una vera e propria liberazione: semplicemente non era più soggetto alle limitazioni dei servi, si poteva muovere liberamente sul territorio e poteva anche svolgere affari e negozi in proprio nome, ma doveva fedeltà e obbedienza assoluta al suo padrone, assisterlo, rappresentarlo e battersi per lui e soltanto per lui. La volontà del suo padrone era la sola sua legge.

Queste cose pensavo quando Aldo Brancher è asceso nei giorni scorsi agli onori della cronaca. Chi meglio di lui raffigura l'"aldo" longobardo? Chi più di lui ha rappresentato il suo padrone ed ha stipulato negozi per lui? Negozi di alta politica (snodo di collegamento tra Berlusconi e la Lega) e negozi di sordidi affari (pagamenti in nero destinati a fini di corruzione di partiti, uomini politici, dirigenti amministrativi, imprenditori)?

Dalle accuse relative ad un periodo lontano, quando Berlusconi non era ancora entrato in politica e tanto più abbisognava di alleanze e coperture politico-affaristiche, Aldo Brancher si era liberato con la prescrizione raccorciata, disposta da una delle tante leggi "ad personam" volute dal Berlusconi ormai capo d'un partito e del governo, nonché con l'abolizione del reato di falso in bilancio, che gli era stato contestato dai magistrati della pubblica accusa.

Del reato di appropriazione indebita per il quale è perseguito in relazione alla scalata della banca "Antonveneta" avrebbe dovuto liberarlo la nomina a ministro varata nei giorni scorsi: nelle intenzioni di Berlusconi avrebbe dovuto consentirgli di valersi del legittimo impedimento disposto pochi mesi fa da un'altra legge "personale" destinata a sottrarre il premier ed i suoi ministri dai rigori processuali in attesa del lodo Alfano già in discussione in Parlamento.

Invece il caso Brancher è diventato un boomerang nei confronti di Berlusconi, del suo governo, delle sue alleanze, della compattezza della sua maggioranza; ha creato un profondo dissapore con Bossi e soprattutto con i leghisti, con Fini e soprattutto con i finiani, con un'opinione pubblica sempre più disamorata e critica. Ma principalmente un dissapore con il Quirinale.

Non era ancora mai accaduto che Napolitano entrasse a piedi uniti in un dibattito costituzionale con risvolti così direttamente politici. Non era mai accaduto che la natura profondamente padronale del potere berlusconiano fosse denunciata politicamente dalla più alta autorità dello Stato con parole che non consentono interpretazioni di sorta.

Ora il "boomerang" ha compiuto la sua traiettoria ed ha colpito non tanto Brancher quanto il suo padrone di cui da 25 anni è l'"aldo". La situazione di crisi che si è aperta è forse la più grave fin qui vissuta dal berlusconismo. Per le ragioni che l'hanno provocata. Per il momento in cui avviene. Per le sue possibili conseguenze sulle crepe sempre più vistose di quello che è stato finora un blocco sociale e politico e che rischia adesso di andare in pezzi molto prima del previsto.

* * *

Travolto dalle accuse (non solo dell'opposizione, ma anche dei suoi alleati), alla fine il neo ministro ha dovuto gettare la spugna, rinunciando allo scudo che il Cavaliere gli aveva regalato. Era il minimo che ci si potesse aspettare dopo il richiamo del Quirinale, imprudentemente attaccato da solerti portabandiera del Pdl. Il presidente della Repubblica non poteva esimersi dall'esternazione pubblica del suo pensiero avvenuta venerdì scorso. Aveva firmato da pochi giorni la nomina di Brancher a ministro senza portafoglio ricevendone il giuramento; aveva chiesto e ricevuto dal presidente del Consiglio le motivazioni che rendevano necessaria (a suo dire) quella nomina per ragioni funzionali. Non era entrato nel merito di esse. Non gli spettava, riposavano sulla valutazione politica del premier che Napolitano ritiene gli sia preclusa, dando semmai al proprio ruolo una configurazione restrittiva.

Ovviamente aveva volutamente escluso che la nomina in questione fosse dovuta a ragioni diverse dalla "funzionalità del governo" invocata dal presidente del Consiglio. Ma a mettere in dubbio quella motivazione erano intervenuti nel frattempo tre fatti: l'infastidita sorpresa di Bossi per quella nomina, manifestata al Quirinale direttamente dal ministro delle Riforme; il cambiamento della delega a Brancher, da ministro addetto all'attuazione del federalismo ad altra mansione tuttora non precisata e quindi non ancora pubblicata in "Gazzetta ufficiale"; infine (e più grave di tutti) la decisione di Brancher di sottrarsi immediatamente all'udienza del processo che lo vede indagato per appropriazione indebita e la richiesta di spostare la prossima data processuale ad ottobre, sulla base del legittimo impedimento.

Di fronte a tre fatti di questa portata era tecnicamente impossibile che il Quirinale restasse silenzioso e non definisse con esattezza la posizione di un ministro senza portafoglio di fronte alle scadenze processuali che lo riguardano. È ciò che ha fatto Napolitano con un'asciuttezza di linguaggio che fa parte dei suoi poteri - doveri di custode della Costituzione.

* * *

Il caso Brancher nella sua esemplarità ci porta ad alzare lo sguardo sul panorama generale che configura il nostro paese. È un quadro niente affatto consolante perché al declino, in sé auspicabile e salutare, d'un blocco di interessi e di potere che controlla e manipola la nostra società ormai da oltre vent'anni, si aggiunge la fine di un'epoca che è sempre solcata - quando avviene - da lampi e tuoni e raffiche e terremoti e marosi che sconvolgono culture e istituzioni, comportamenti e consuetudini, senza ancora essere in grado di proporne di nuovi, guidati da nuovi ideali e fresche speranze.

Ho scritto domenica scorsa del "dopo - Cristo" di Pomigliano e della legge dei vasi comunicanti che opera in un'economia globale percorsa da paurosi dislivelli tra opulenza e povertà. Ed ho osservato che quei dislivelli esistono non soltanto tra paesi ricchi e paesi poveri ma anche all'interno dei paesi ricchi, da un confronto sempre meno accettabile tra sacche di povertà e di mediocre e precaria sostenibilità e fasce di antica opulenza e privilegiati benefici.

Sempre più urgentemente si pone dunque il problema di governare la crisi anche attraverso una redistribuzione del reddito che sia spiegata al pubblico non certo come frutto d'invidia sociale ma come appello all'equità dei sacrifici e alla loro ineluttabilità in una prospettiva più dinamica e più coesa.

Questo è il futuro della sinistra italiana, dei cattolici democratici e del liberalismo laico: libertà e giustizia, coesione sociale, efficienza da offrire e da reclamare.

Io non credo che questa legislatura terminerà il suo corso come previsto nel 2013. Credo che Berlusconi senta il crescente scricchiolio del sistema di potere da lui costruito. Lo senta e ne sia angosciato, ma anche intestardito nel difenderlo con tutti i mezzi.

Sente anche che il solo modo di protrarne l'agonia sia il ricorso alle urne prima che lo scricchiolio divenga schianto. La data probabile è a cavallo tra 2011 e 2012 e comunque al più presto possibile, quando l'informazione sarà stata totalmente blindata e solidamente nelle sue mani, la magistratura umiliata e asservita, le istituzioni di garanzia depauperate.

Il prossimo autunno e l'inverno che seguirà saranno perciò teatro di questi scontri. Come ha scritto Ezio Mauro nel suo intervento di mercoledì scorso, è inutile scommettere sul meno peggio. Non ci sarà un meno peggio perché è il principale interlocutore a non volerlo. Il meno peggio passa necessariamente dalla sua personale uscita dal campo ma questa ipotesi non rientra nella sua natura. Chi lo conosce lo sa: il "meno male che Silvio c'è" è l'essenza d'un carattere che ha evocato gli istinti profondi d'una società desiderosa di lasciare in altre mani il governo di se stessa, fino a quando non sentirà di nuovo l'orgoglio di riappropriarsi del proprio futuro.

Nei prossimi mesi sarà dunque questo il terreno di scontro e di confronto e dovrà esser questo il linguaggio che bisognerà parlare per essere ascoltati, compresi e incoraggiati. Non bastasse il resto, anche le vicende del calcio nazionale ne hanno fornito un'eloquente conferma.

Dai naufragi speriamo che sorga una nuova e creatrice allegria.

(27 giugno 2010)

 

 

L'UNITA'

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.unita.it/

2010-06-27

Brancher rinuncia a legittimo impedimento

di Simone Collinitutti gli articoli dell'autore

L’annuncio dei legali di Aldo Brancher arriva alla fine di una lunga giornata caratterizzata da un avvertimento piuttosto esplicito da parte del centrosinistra - dimissioni o sfiducia - e da messaggi solo fino a un certo punto criptati indirizzati al neoministro e allo stesso premier Berlusconi da ministri leghisti e parlamentari del Pdl vicini a Fini. Il loro assistito, dicono quando è sera gli avvocati Filippo Dinacci e Piermaria Corso, "ha deciso di acconsentire lo svolgimento dell’udienza del 5 luglio".

Già, perché ieri mattina Brancher si sarebbe dovuto presentare in aula per il processo Antonveneta e invece invocando il legittimo impedimento si è tenuto alla larga dal tribunale di Milano. Mossa non proprio azzeccata, che ha spinto il Quirinale a diffondere una nota - "non ha nessun dicastero da organizzare" - e ha creato forti tensioni nel centrodestra.

Berlusconi minimizza e dal Canada definisce l’intero caso "una piccola questione", ma il premier si è reso conto che la difesa di Brancher non poteva reggere, e che per evitare sorprese in Parlamento - soprattutto ora che è al rush finale il ddl intercettazioni - era inevitabile il passo indietro. I segnali preoccupanti, del resto, sono arrivati dallo stesso fronte interno alla maggioranza. Il leghista Roberto Calderoli sottolinea che la responsabilità penale è "personale", e che dunque deve giudicare Brancher "cosa deve fare". (GUARDA IL VIDEO)

Consenso

Più esplicito Italo Bocchino, che per primo ha mandato a dire al premier che se il neoministro non si fosse presentato davanti ai giudici a rischiare sarebbe stata non solo la legge sul legittimo impedimento ma lo stesso governo in termini di "consenso, fiducia e agibilità parlamentare e politica". Un avvertimento?

Il deputato finiano del Pdl lo fa passare per un ragionamento basato sulle reazioni alla vicenda Brancher, ma non è casuale che aggiunga una postilla sulla "complicata mozione di sfiducia" annunciata dall’opposizione "con l’obbligo del voto segreto e non pochi mal di pancia tra leghisti, lealisti berlusconiani e finiani". Parole che non fanno piacere al più stretto giro berlusconiano. Ad attaccare Bocchino, dicendogli che dovrebbe uscire dal Pdl, ci pensa Osvaldo Napoli, lo stesso a cui il giorno precedente era stato affidato l’incarico di definire "irrituale" la nota del Quirinale sul caso Brancher.

Opposizione all'attacco

La mozione di sfiducia da parte dell’opposizione non è soltanto annunciata. Dario Franceschini e Anna Finocchiaro hanno avuto contatti con i capigruppo dell’Italia dei valori e dell’Udc e fanno sapere di essere pronti, già da domani, ad un confronto con tutte le forze di opposizione "per concordare le iniziative parlamentari relative alla vicenda del ministro Brancher". I presidenti dei deputati e dei senatori del Pd stanno già lavorando a un testo per chiedere le dimissioni del neoministro.

Nelle ore trascorse dalla mancata udienza della mattina e l’annuncio che Brancher sarà presente in tribunale il 5 maggio, tra i democratici la mozione di sfiducia si dava per certa, anche se non ci si fanno molte illusioni sul fatto che il governo possa cadere sul neoministro per l’Attuazione del federalismo, tramutato dopo l’intervento di Bossi in responsabile per la Sussidiarietà e il decentramento.

Anche a tarda sera, dopo l’uscita a sorpresa dei legali di Brancher, il ragionamento prevalente tra i vertici del Pd è che la situazione non è cambiata, che Berlusconi deve presentarsi in Parlamento a spiegare perché lo ha nominato ministro, alla vigilia del processo Antonveneta, e che legittimo impedimento o meno l’ex uomo Fininvest è inadatto a fare il ministro. Dice Pier Luigi Bersani quando gli comunicano l’annuncio degli avvocati di Brancher: "La scelta di rinunciare al legittimo impedimento è una pezza peggiore del buco. Torni onorevole. Da ministro si è capito che non serve a nulla".

27 giugno 2010

 

 

 

E i leghisti sul web si scatenano...

Ira del popolo della Lega sul neoministro, Aldo Brancher, per la scelta di fare immediato appello alla norma sul legittimo impedimento per evitare un processo. Secondo Repubblica.it "i siti e i blog dei fedelissimi del Carroccio esprimono sconcerto e rabbia per la decisione", ma anche per il 'silenziò del Carroccio. Si riportano alcune delle affermazioni dei militanti. Sul sito dei Giovani Padani si legge in un post di un utente: "Per evitare che venga condannato e messo in galera con enorme ennesimo smacco per il Pdl e Berlusconi, gli si è dato un ministero senza portafogli sostanzialmente senza deleghe e competenze, ma sufficiente per avere tutte le immunità ministeriali".

E ancora altre critiche: "È uno schifo", è "il ventiquattresimo ministro in un governo che per caste fa rimpiangere il clientelismo del governo D'Alema". L'utente "maxpadanolibero" chiama direttamente in causa il suo partito: "Sono senza parole. E non condivido assolutamente il silenzio della Lega, è incredibile, taciamo compiaciuti". L'eco della rabbia arriva anche sul profilo dell'europarlamentare leghista, Matteo Salvini. Un utente che si firma Stefano D. è netto: "A me scusa, ma questo ministro Brancher mi puzza un pò. Siamo noi i garanti per l'attuazione del federalismo! Che si faccia processare!".

25 giugno 2010

 

 

Silenzio Brancher di G.M. Bellu

di Giovanni Maria Bellututti gli articoli dell'autore

Era stato un grande atto di responsabilità e anche di prudenza. E ne va dato atto al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Aveva portato dentro il governo un suo ex dipendente sotto processo per appropriazione indebita, ma si era premurato di nominarlo ministro "senza portafoglio". Per la tranquillità di tutti. Purtroppo, e ce ne duole, tanta sensibilità istituzionale non è stata premiata. Anzi il premier è ora costretto a sopportare una nuova figuraccia. È davvero troppo. E siamo certi che Aldo Brancher - ministro senza portafoglio e senza pazienza - avrà la cazziata che si merita. Anche se, nella sua indulgenza, alla fine il premier lo perdonerà e non li toglierà da sotto il sedere la poltrona ministeriale. Se non altro perché nessuno ancora sa quale poltrona sia (ministro del "federalismo"? Del coordinamento spaziotemporale? Dei giunti cardanici?). E pochissimi, d'altra parte, sanno le precise ragioni per le quali l'ha avuta quella maledetta poltrona. Sì, evitare il processo, questo ormai è ufficiale. Ma parliamo delle ragioni originarie. Quelle che sono note a Silvio Berlusconi, Umberto Bossi e al medesimo Aldo Brancher. Un tipo frettoloso. Anche i suoi amici, gente che di queste faccende se ne intende, lo criticano. Sarebbe bastato che si presentasse nell'aula del tribunale, balbettasse qualcosa, e avrebbe trascorso un’estate serena per poi far valere il "legittimo impedimento" in una delle udienze successive. Invece Brancher ha voluto usarlo subito, come un bambino che apre i pacchi alla vigilia di Natale. E nell’euforia deve aver pensato di essere ministro per davvero: "Devo organizzare il mio ministero", ha proclamato l'altro ieri nello stupore generale. E così gli è arrivata sul cranio una nota della presidenza della Repubblica che da sola, anche se non ne fosse seguita una furente richiesta di dimissioni da parte dell'intera opposizione, cose mai viste, avrebbe indotto chiunque a ritirarsi dal governo, dal parlamento e, magari, anche dall'Italia. Soluzioni che, naturalmente, Aldo Brancher non prende in alcuna considerazione. Starà incollato al suo posto. E si ricorderà che la pazienza è la virtù dei forti. Di gente come Marcello Dell'Utri, per esempio. Sempre in parlamento e sempre imputato. Sempre libero, salvo una breve parentesi, e oggi, giorno della sentenza d'appello, chissà… magari anche innocente tra prescrizioni e derubricazioni. O come Vittorio Mangano il quale - erano altri tempi - non potè mai diventare parlamentare. E sopportò, in silenzio, dall'ergastolo, il peso dei suoi segreti. Noi, purtroppo, sopportiamo quello di Aldo Brancher. Il quale, col suo ministero senza portafoglio, costa comunque alle casse dello Stato un milione di euro. La stessa cifra, per coincidenza, della quale è accusato d'essersi indebitamente appropriato nel processo che tenta di evitare. Ma perché mai un personaggio così è stato nominato ministro? Perché Umberto Bossi ha dovuto ingoiare questo colossale rospo e Berlusconi questa vergogna? Silenzio, Brancher. La tua poltrona, a qualunque cosa serva, è d'acciaio.

26 giugno 2010

il SOLE 24 ORE

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.ilsole24ore.com/

2010-06-28

I misteri delle deleghe al ministro Brancher. Cosa dice il decreto e quella svista svelata da Calderoli

di Nicoletta Cottone e Claudio TucciCronologia articolo28 giugno 2010

* Articoli

* Foto

* Documenti

*

*

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2010 alle ore 15:33.

*

*

*

*

È giallo sulle deleghe al neo ministro senza portafoglio Aldo Brancher. Nel decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale non sono specificati né il nome del dicastero che il neo-ministro dovrà guidare, né le deleghe a lui affidate. Una prassi usuale, che sta registrando tempi di attuazione biblici, soprattutto nella pubblicazione del nome del dicastero.

Indecifrabile su questo fronte anche il comunicato di fine seduta di palazzo Chigi, pubblicato al termine del Consiglio dei ministri del 18 giugno, che ha battezzato Brancher ministro. La vera anomalia sono, però, i tempi giurassici di uscita del decreto che collega il nome di Brancher al ministero senza portafoglio, di solito pubblicato il giorno successivo alla nomina. Probabilmente il ritardo è causato da una "svista" di rilievo nella redazione del testo: "federalismo" al posto di "federalismo amministrativo". Un errore non di poco conto, svelato dal ministro Calderoli. Inoltre non é semplice trovare un equilibrio nel riparto di competenze che hanno diversi punti di contatto anche con altri ministeri, dalle Riforme per il federalismo di Bossi alla Semplificazione normativa di Calderoli, agli Affari regionali del ministro Fitto.

Per capire l'iter dell'affrettata nomina Brancher si parte dal comunicato di fine seduta di Palazzo Chigi. Che recita così: "Il presidente Berlusconi ha annunciato al Consiglio di voler proporre al capo dello Stato la nomina a ministro senza portafoglio dell'onorevole dottor Aldo Brancher, già sottosegretario alla semplificazione normativa". Quindi da braccio destro di Calderoli a ministro senza portafoglio. Come dire senza un reale ministero da organizzare, come ha fatto notare saggiamente il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Poi, sempre da comunicato di Palazzo Chigi, il premier, il sottosegretario Gianni Letta e l'onorevole Brancher si sono recati al Quirinale, "dove il neonominato ministro ha giurato innanzi al Capo dello Stato".

Che Brancher sia stato nominato ministro senza dicastero, dunque, è certo. Che non ci sia niente da organizzare pure. E lo si capisce meglio leggendo il testo del provvedimento di nomina pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23 giugno 2010 n. 144, che dice testualmente: "L'on. Aldo Brancher, deputato al Parlamento, è nominato ministro senza portafoglio e cessa dalla carica di sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri". E poi? Viene solo specificato che il provvedimento sarà comunicato alla Corte dei conti per la registrazione. Restano nell'ombra le sue deleghe. Serve, infatti, un successivo decreto per l'affidamento delle deleghe, come previsto dal comma 1 dell'articolo 9 della legge 400/1988, che disciplina l'attività di governo e la struttura della presidenza del Consiglio dei ministri, che incardina tutti i ministeri senza portafoglio. Per esempio, prendiamo il caso del ministro all'Attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, nominato ministro senza portafoglio con Dpr del 7 maggio 2008. L'8 maggio, poi, un Dpcm ha conferito a lui l'incarico di ministro per l'Attuazione del programma. Il 13 giugno sono state specificate, sempre con Dpcm, le sue deleghe.

Nel caso Brancher il vero e anomalo ritardo è in realtà legato al decreto che specifica il nome del dicastero. Dovuto a un errore di scrittura. Ipotesi confermata da una frase del ministro leghista per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli. "Qualcuno - ha dichiarato dalle colonne del Corriere della Sera - ha commesso un errore. Non credo in malafede, ma la delega decisa era sul federalismo amministrativo ex articolo 118" della Costituzione. Ma "omettendo, per ignoranza, l'ultima parola, è sembrato che parte delle deleghe siano state sottratte a Bossi e non al ministro Fitto". Quindi, probabilmente, il forte ritardo nella pubblicazione del decreto sul nome del dicastero é legato alla riscrittura del decreto. Tempi lunghi per riparare al grossolano errore. In genere il nome del ministero senza portafoglio arriva il giorno successivo alla nomina, mentre la specifica delle deleghe nel giro di 40 giorni dalla nomina.

 

 

Brancher, l'errore nella nomina e il giallo delle deleghe

di Nicoletta CottoneCronologia articolo28 giugno 2010

* Articoli

* Foto

*

*

*

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2010 alle ore 11:51.

*

*

*

*

Bossi sapeva. A dirlo è il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli. Afferma che sulla nomina a ministro di Aldo Brancher "erano d'accordo sia Berlusconi sia Bossi". Per il Senatur, però, l'opzione principale era Brancher alle Politiche agricole e Galan allo Sviluppo economico. Poi il cambio di rotta rispetto agli accordi iniziali e Brancher è diventato ministro senza portafoglio, con tanto di errore. "Non credo in malafede – ha detto Calderoli al Corriere della Sera - ma la delega decisa era sul federalismo amministrativo ex articolo 118" della Costituzione. Ma "omettendo, per ignoranza, l'ultima parola, è sembrato che parte delle deleghe siano state sottratte a Bossi e non al ministro Fitto".

Il caso Brancher, insomma, è sempre sotto i riflettori. I legali del neo-ministro - imputato insieme alla moglie per un filone della tentata scalata di Antonveneta da parte di Bpi - giovedì scorso avevano presentato istanza di legittimo impedimento, fino al 7 ottobre, al processo. Venerdì, poi, l'ultimatum del Colle, che ha precisato che "il legittimo impedimento, nel suo caso, non c'è". Poi la retromarcia del neo ministro che il 5 luglio si presenterà davanti ai giudici. Intanto, mentre le opposizioni ne chiedono le dimissioni e i finiani parlano di un clamoroso "autogol" del premier, il Cavaliere blinda il ministro. "Il fatto che, dopo la rinuncia del ministro Brancher ad avvalersi del legittimo impedimento, la sinistra continui a chiedere le sue dimissioni dimostra che si tratta di una posizione del tutto strumentale caratterizzata da un cupo giustizialismo", ha commentato il presidente del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto.

Ma l'opposizione insiste e continua a chiedere le dimissioni del neo ministro per "legittimo sospetto". Il presidente del Pd, Rosy Bindi, ha annunciato una mozione di sfiducia individuale. E ha accusato il Governo di conflitti di interesse, sospette solidarietà e complicità incrociate. È sceso in campo anche l'Avvenire, il quotidiano dei vescovi, che nell'editoriale ha sottolineato che l'Italia ha assistito a "un capolavoro di autolesionismo": è "indispensabile togliere di mezzo anche l'ombra di questo autoprocurato "impedimento" sulla strada del governo". Ma Brancher a dimettersi non ci pensa proprio. Il ministro si dice vittima di cattiveria e odio. E fa scendere in campo anche il calcio. "Ma come l'Italia perde i mondiali e la gente se la prende con me?".

Intanto è sempre giallo sul nodo delle deleghe, ancora indefinite, di cui si è lamentato il pm del processo milanese nel quale è imputato il ministro. Deleghe non ancora pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale. L'Idv per bocca dei presidenti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato, Massimo Donadi e Felice Belisario, attacca: "c'è un intero Paese preso in giro. La sua nomina è un imbroglio dimostrato dal fatto che non ha uno straccio di delega o competenza". Mentre la Lega minimizza gli unici sostenitori di Brancher restano gli ex azzurri, che accusano l'opposizione di critiche "tutte strumentali caratterizzate da un cupo giustizialismo", come sottolinea Fabrizio Cicchitto.

Dal federalismo fiscale, sostiene la relazione del Tesoro, arriverà un risparmio per la spesa pubblica di almeno 10 miliardi di euro: 4 miliardi arriverebbero da risparmi sul fondo sanitario nazionale che però valgono doppio, visto che otto Regioni hanno sforato gli obiettivi e devono recuperare con i piani di rientro. Altri due miliardi e mezzo, invece, saranno di minor spesa di Comuni e Province, calcolando il costo delle funzioni a loro attribuite con il metodo degli studi di settore.

 

 

 

 

2010-06-27

Brancher: vado avanti e non ho alcuna intenzione di dimettermi

di Celestina Dominelli Cronologia articolo27 giugno 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2010 alle ore 15:54.

"Non ho nulla da rimproverarmi, ho tanto lavoro da fare e vado avanti". Il giorno dopo la rinuncia al legittimo impedimento nel processo stralcio dell'inchiesta Antonveneta, il ministro Aldo Brancher confessa di essere rimasto "stupito" da tanta "cattiveria" nei suoi confronti. Critica chi lo ha attaccato nei giorni scorsi per via della poca chiarezza sulle sue competenze. "Chi non conosce il mio lavoro si informi prima di parlare". Ma si dice "sereno" e pronto "a proteggere la mia famiglia e i bambini dai riflessi che questa vicenda può avere".

Brancher conferma poi di non aver alcuna intenzione di lasciare l'incarico. "Le dimissioni non sono in programma e non mi avvalgo di nessuna protezione". Il prossimo 5 luglio, dunque, il 24° ministro del governo Berlusconi è atteso nell'aula del tribunale di Milano dove si celebra il processo a suo carico. Brancher deve rispondere di appropriazione indebita e ricettazione (quest'ultimo reato è contestato anche alla moglie dell'esponente del Pdl, Luana Maniezzo). Secondo l'accusa Brancher e la consorte avrebbero intascato oltre un milione di euro, tra contanti consegnati loro dall'ex numero uno della Popolare di Lodi, Giampiero Fiorani, e versamenti su conti correnti legati a plusvalenze per operazioni di mercato orchestrate dai vertici dell'ex Bpl.

Ieri, davanti al giudice Anna Maria Gatto, il pm Eugenio Fusco si era lasciato andare a una durissima arringa contro il neoministro. "Mi sento preso in giro - aveva detto il pubblico ministero", contestando le motivazioni addotte dai legali dell'ex sacerdote paolino per giustificare la richiesta di legittimo impedimento, accantonata poi in tarda serata dallo stesso Brancher.

Intanto la vicenda del neoministro continua ad alimentare forti polemiche tra i due schieramenti. Con la maggioranza che difende la scelta di Brancher e l'opposizione che ne chiede le dimissioni. "Il fatto che, dopo la rinuncia del ministro Brancher ad avvalersi del legittimo impedimento, la sinistra insista a chiedere le sue dimissioni - sottolinea il capogruppo del Pdl alla Camera - dimostra che si tratta di una posizione del tutto strumentale caratterizzata da un cupo giustizialismo".

Dentro il Pdl, però, i finiani continuano a mordere sul caso Brancher. E oggi Italo Bocchino, pur apprezzando la rinuncia del neoministro allo scudo giudiziario, è tornato a contestare la frettolosità e la scarsa trasparenza della nomina. "Se la designazione di Brancher fosse stata discussa dall'Ufficio di presidenza del Pdl avremmo evitato una brutta figura a Pdl, maggioranza, governo e Berlusconi". Mentre Generazione Italia, l'associazione vicina al presidente della Camera, Gianfranco Fini, accoglie la decisione del ministro come un proprio successo. "Diciamola tutta - scrive il direttore Gianmario Mariniello - sul caso di Brancher abbiamo avuto ragione noi. E siamo contentissimi, dunque, che il presidente Berlusconi abbia ascoltato il nostro grido di dolore e convinto Brancher a fare un passettino indietro".

L'opposizione sollecita invece un passo indietro del neoministro. "Se nella maggioranza c'è ancora un po' di senso delle istituzioni - dice Andrea Orlando (Pd) - si farebbe dimettere subito il ministro al legittimo impedimento e si cancellerebbe il suo inutile e inesistente ministero". Mentre l'Idv continua a lavorare a una mozione di sfiducia unitaria da presentare in Parlamento, ma su questo tassello non è giunta ancora una risposta chiara dai democratici.

 

 

 

 

 

Brancher rinuncia allo "scudo"

Donatella StasioCronologia articolo27 giugno 2010

*

*

*

*

*

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2010 alle ore 08:08.

*

*

*

*

 

ROMA

Venerdì sera, in piena bufera, Aldo Brancher dava la sua disponibilità ad "anticipare" l'interrogatorio in Tribunale a fine di luglio, rinunciando al "legittimo impedimento continuativo" fino al 7 ottobre. Ieri mattina, nell'aula del tribunale di Milano dov'è in corso il processo stralcio per la scalata Antonveneta, i difensori del neoministro ( imputato con la moglie Luana Maniezzo di appropriazione indebita e ricettazione) hanno invece confermato di volere un rinvio lungo per "legittimo impedimento", lasciando cadere nel vuoto la proposta del pm Eugenio Fusco di fare udienza tra il 20 e il 31 luglio. E hanno persino ventilato un ricorso della presidenza del Consiglio alla Consulta per conflitto tra poteri dello Stato se il giudice Anna Maria Gatto avesse bocciato la sospensione del processo. Ma alle nove della sera il colpo di scena: gli stessi legali fanno sapere che il loro assistito rinuncerà al "legittimo impedimento" e sarà in udienza il 5 luglio.

Gli avvocati Filippo Dinacci e Piermaria Corso hanno spiegato che la scelta di avvalersi dello scudo processuale era frutto di "un adeguato bilanciamento dei doveri del ministro verso il Pese e verso la giustizia". Brancher riteneva che "fosse suo dovere", almeno all'inizio, "dare un impulso determinante alle riforme di cui il paese ha bisogno e che il governo chiedeva di velocizzare". Ma "le reazioni sopra le righe" gli avrebbero fatto cambiare idea: rinuncerà allo scudo e il 5 luglio andrà in Tribunale. Fermo restando, però, che il calendario delle udienze andrà rivisto, tenendo conto degli "ordinari impedimenti parlamentari e di governo" che comunque non gli consentiranno di partecipare al processo.

Sebbene da Toronto il premier Silvio Berlusconi abbia definito la vicenda "una piccola questione", a consigliare il vistoso dietro front è stato il rischio di uno scontro politico-istituzionale, nella maggioranza e con il Quirinale. Da ambienti vicini a palazzo Chigi si tiene comunque a sottolineare che al promozione di Brancher era stata una richiesta del ministro Roberto Calderoli. Il rischio di ulteriori tensioni istituzionali si era profilato dopo l'udienza di ieri mattina. Il pm era stato durissimo con l'imputato. "Dalle carte non si capisce che ministro sia Aldo Brancher. La certificazione della presidenza del Consiglio non specifica minimamente quali deleghe gli siano state attribuite né le conseguenti attività ministeriali. Mi sento preso in giro!". Quella di ieri era la prima di tre udienze concordate con i difensori, dopo una serie di rinvii chiesti dall'imputato (all'epoca sottosegretario) facendo valere il "legittimo impedimento" ordinario. "Quando Brancher, all'ultimo momento è andato alla Fiera di Hannover - ricorda il pm - non ho detto "a"; idem quando è arrivato un fax un minuto prima dell'udienza. Ma adesso basta". Nella certificazione di Palazzo Chigi sul "legittimo impedimento" di Brancher si segnalava la necessità di organizzare il ministero e di partecipare, una volta a settimana, al Consiglio dei ministri nonché la necessità di seguire l'iter parlamentare di una serie di ddl. Di qui la richiesta di rinvio al 7 ottobre. Quanto alla nota con cui il Quirinale aveva detto che "non c'è alcun ministero da organizzare in quanto l'onorevole Brancher è stato nominato semplicemente ministro senza portafoglio", i legali l'hanno liquidata come "un'opinione, senza alcun valore giuridico, che non può essere strumentalizzata".

Fusco, però, non ha fatto leva sul Colle per chiedere di andare avanti. La certificazione di Palazzo Chigi, ha spiegato, è "vaga" e "priva di dettagli" nella prima parte; più articolata nella seconda, dove però si fa riferimento alla normale attività parlamentare, che si svolge nei giorni infrasettimanali, mentre le udienze sono fissate tutte al sabato. Quindi: no al "legittimo impedimento", senza neanche bisogno, allo stato, di mandare la legge alla Consulta. La Gatto si era riservata di decidere il 5 luglio e a quel punto i difensori avevano preannunciato che, se la loro richiesta fosse stata bocciata, la presidenza del Consiglio si sarebbe rivolta alla Consulta. Un annuncio impegnativo, perché l'iniziativa di Palazzo Chigi sarebbe andata in rotta di collisione con la presa di posizione del Quirinale. Rischio da evitare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L'OSSERVATORE ROMANO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.vatican.va/news_services/or/home_ita.html

IL MATTINO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.ilmattino.it/

2010-04-21

La GAZZETTA dello SPORT

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.gazzetta.it/

2010-02-11

CORRIERE dello SPORT

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.corrieredellosport.it/

2010-02-11

LA STAMPA

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.lastampa.it/redazione/default.asp

2010-02-11

 

 

SORRISI e CANZONI

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.sorrisi.com/sorrisi/home/index.jsp

2010-02-11

 

WIKIPEDIA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.wikipedia.it

 

GENTE VIAGGI

http://www.genteviaggi.it/

AUTO OGGI

http://www.inauto.com/speciali/autooggi/index.html

QUATTRO RUOTE

http://www.quattroruote.it/

INTERNAZIONALE

http://www.internazionale.it/home/

2010-02-11

PUNTO INFORMATICO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.italysoft.com/news/il-punto-informatico.html

2010-02-11

 

IL SECOLO XIX

http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/

LIBERO

http://www.libero-news.it/

IL MONDO

http://www.ilmondo.rcs.it/

MILANO FINANZA

http://www.milanofinanza.it/

MOMENTO SERA

http://www.momentosera.it/home.php

ITALIA OGGI

http://www.italiaoggi.it/

2010-02-11

EUROPA QUOTIDIANO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.europaquotidiano.it/site/engine.asp

2010-02-11

 

LA NAZIONE

http://www.momentosera.it/home.php

IL FOGLIO

http://www.ilfoglio.it/

 

IL MANIFESTO

http://www.ilmanifesto.it/

 

WALL STREET ITALIA

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.wallstreetitalia.com/

 

 

ARCHEOLOGIA VIVA

http://www.archeologiaviva.it/

2010-02-11

AUDIO REVIEW

http://www.audioreview.it/

IL FISCO

http://www.ilfisco.it/

STAR BENE

http://www.starbene.it/

ABITARE

http://abitare.it/

BRAVA CASA

http://atcasa.corriere.it/

DONNA MODERNA

http://www.donnamoderna.com/home/index.jsp

SECONDA MANO

http://www.secondamano.it/

PC WORLD

http://www.pcworld.it/

2010-02-11

FINANCIAL TIMES

http://www.ft.com/home/europe/

2010-02-11

EL PAIS

http://www.elpais.com/global/

 

LE MONDE

http://www.lemonde.fr/

THE NEW YORK TIMES

http://www.nytimes.com/

THE WALL STREET JOURNAL

http://europe.wsj.com/home-page

MAIL & GUARDIAN

http://www.mg.co.za/

 

 

Edito in Proprio presso lo Studio, e Responsabile è lo STUDIO TECNICO DALESSANDRO GIACOMO .

- Riferimaneti Leggi e Normative :- Michele Dalessandro ; Organizzazione, Impaginazione Grafica:- Francesca Dalessandro

La Proprietà intellettuale è dello Studio Tecnico Dalessandro e di FORMAZIONE il FIGLIO dell'UOMO, salvo dove diversamente indicato.

Lo Studio Tecnico Dalessandro Giacomo e FORMAZIONE il FIGLIO dell'UOMO declinano qualsiasi responsabilità per il contenuto dei SITI recensiti od indicati, in quanto la responsabilità del loro contenuto è dei Titolari dei Siti recensiti. Quanto da noi riportato è stato desunto dai Siti Medesimi, ed in buona fede ne riportiamo i contenuti.

Quando ci è possibile esprimiamo dei giudizi.

I visitatori sono invitati a valutarne personalmente la veridicità e l'esattezza dei contenuti.

Non essendo professionisti, ci scusiamo di eventuali errori di battitura, per i quali decliniamo qualsiasi responsabilità.

Il nostro sito non ha alcuno scopo di lucro. Non è nostro scopo violare la privacy di alcuni. Vi preghiamo di scusarci se lo facciamo.

Vai alla HOME PAGE

Edito in Proprio e Responsabile STUDIO TECNICO DALESSANDRO GIACOMO

Responsabile Per. Ind. Giacomo Dalessandro

http://www.cristo-re.eu